Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore

L’impatto della plastica sull’ecosistema marino? Il Ddl “salva mare”

Un primo passo per salvare l’ecosistema marino da una trappola mortale: la plastica 

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Greta Thunberg, le immagini della balena che ha ingerito 22 kg di plastica e il video del “suicidio di massa” dei trichechi, raccontato da un documentario di Netflix, hanno una cosa in comune: lanciano un potente campanello d’allarme per il futuro dei nostri mari e lo fanno attraverso uno strumento potentissimo: il web.

Come rimanere indifferenti davanti all’inquinamento e al cambiamento climatico? Non si può e non si deve; piuttosto diventa quanto mai necessario dare il proprio contributo per rafforzare la consapevolezza su questi temi. Come? Tenendo alto il livello di attenzione dell’opinione pubblica; divulgando le “buone azioni” che ognuno di noi può mettere in pratica ogni giorno a protezione del pianeta e condividendo periodicamente i più importanti sviluppi normativi in tema di lotta al cambiamento climatico, riciclo/riutilizzo dei rifiuti e sostenibilità ambientale.

Arriva il decreto di legge per salvare il mare

Molti di noi non sanno che, ai sensi delle leggi vigenti, i pescatori che portano in porto i rifiuti ammagliati  nelle reti possono essere accusati di traffico di rifiuti. Nella maggior parte dei casi, quindi, sono costretti a ributtare in mare la spazzatura raccolta dagli abissi.

Fortunatamente, però, lo scorso 4 aprile il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge – in linea con la direttiva europea Marine Strategy  che prevede la predisposizione nei porti di isole ecologiche per lo smaltimento dei rifiuti. In questo modo i pescatori potranno consegnare i rifiuti trovati nelle loro reti e contribuire allo smaltimento della plastica dall’oceano.

Inquinamento marino: i dati di un fenomeno allarmante

Secondo le stime dell’ONU circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica sono riversati in mareI rifiuti galleggianti sono la punta dell’iceberg di un problema ben più complesso che giace soprattutto sui fondali marini e che ha come soluzione principale per la rimozione il fishing for litter, ovvero “pesca dei rifiuti”.

Nel 2018 Goletta Verde, nell’ambito del progetto Med Sea Litter, finanziato dal programma Interreg Med – di cui Legambiente è partner – svela come i materiali plastici rappresentino mediamente il 92% degli oggetti osservati, con una percentuale che varia dall’85 al 97% a seconda dell’area di osservazione, e con un’incidenza dell’usa e getta sul totale del 37%. La ricerca, peraltro, ha reso possibile il censimento di circa 670 rifiuti (di dimensione superiore ai 2,5 cm) e una densità media di 96,6 oggetti ogni chilometro quadrato.

Qual è l’impatto economico e sociale dell’inquinamento marino?

Science Direct da pochi giorni ha pubblicato un’indagine che mostra come l’inquinamento marino da plastica costi alla società centinaia di dollari per tonnellata di rifiuti riversati in acqua ogni anno. Tenendo conto che nei nostri oceani finiscono annualmente quasi 8 milioni di tonnellate tra micro e macroplastiche, il totale supera facilmente i 2,6 miliardi di dollari. I nostri calcoli costituiscono il primo passo per ‘mettere un prezzo alla plastica’. Sappiamo di dover fare ulteriori ricerche per perfezionarli, ma siamo convinti che già oggi rappresentino una sottostima dei costi reali per la società umana globale”, Nicola Beaumont, economista ambientale del Plymouth Marine Laboratory, che ha guidato lo studio. Leggi i risultati della ricerca!

Leggi anche “Che cosa possiamo fare tutti noi, nel quotidiano, per favorire la messa al bando della plastica?”

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