Il Fondo Nazionale per I’Innovazione, lanciato il 3 marzo 2019, è ora pronto a erogare un ingente flusso di capitali di rischio a favore di start-up, PMI e fondi di venture capital: ha come obiettivo diretto lo sviluppo di nuovi investimenti mirati e – indiretto – la nascita di opportunità di lavoro e nuove professioni nei settori riguardanti startup e innovazione.
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Con una dotazione di un miliardo, erogati dalla Cassa depositi e prestiti e dal Ministero dello Sviluppo economico, il programma di sostegno a startup – con 7 programmi di finanziamento – si prepara alla fase di decollo, avendo investito già i primi 100 milioni. L’obiettivo è tracciare la rotta dell’innovazione italiana, offrendo credito a mille startup in tre anni, creando un solido mercato della finanza di rischio e spingendo le grandi aziende a investire in quelle più piccole e promettenti.
“L’innovazione resta piccola e non si muove”, è la fredda e veritiera analisi dell’amministratore delegato del Fondo nazionale innovazione, Enrico Resmini. Cdp Venture Capital è uno dei tasselli del mosaico: sotto la presidenza di Francesca Bria, questa nuova SGR avrà a disposizione un capitale complessivo che dovrebbe raggiungere il miliardo di euro circa (già raggiunti gli 800 milioni di sottoscrizione) per attività di co-investing che serviranno diverse parti dell’ecosistema. Il Fondo Italia Venture I (già operativo dal 2015) ha già in portafoglio circa 20 startup attive in digitale, biotech, medicale e high tech: con una dotazione di 80 milioni proseguirà propria azione per finanziare la crescita delle nuove imprese. Fondo Italia Venture II – Fondo Imprese Sud è invece equipaggiato con 150 milioni di euro e, come lascia intendere chiaramente la sua denominazione, si concentrerà sullo sviluppo tecnologico del Sud Italia.
VenturItaly – come fondo di fondi – ha a disposizione 300 milioni da investire in fondi VC attivi su diversi livelli di maturazione delle startup scelte (comprese quelle al primo round), e punta a far sviluppare il mercato venture capital che in Italia soffre di un ritardo storico rispetto alla concorrenza europea. Già attivo anche il Fondo Acceleratori: partito ufficialmente a maggio 2020, servirà a creare programmi verticali su settori strategici anche arrivando a investimenti diretti nelle startup coinvolte. I suoi 125 milioni di dotazione serviranno comunque anche a sostenere il mondo degli acceleratori di impresa (soprattutto quelli che lavorano con startup hi-tech).
Obiettivi del FNI
L’obiettivo complessivo del piano industriale presentato oggi è ambizioso: entro il 2022 saranno più di 1.000 le startup interessate dagli investimenti del FNI, oltre 15 programmi di accelerazione saranno varati e si punta a contribuire a creare non meno di 20 gruppi di gestione di queste iniziative VC. Un contributo decisivo, anche alla luce del periodo storico che stiamo attraversando: la crisi economica legata al Covid19 colpirà duro soprattutto le PMI e le startup, quelle con meno risorse in pancia per tenere duro in questa fase delicata, quindi ogni contributo alla loro sopravvivenza (o, meglio ancora, alla loro crescita) è il benvenuto.
I prossimi passi del FNI prevederanno la nascita del Fondo CVC (Corporate Venture Capital) e del Fondo Tech Transfer entro il terzo trimestre del 2020, entrambi con 150 milioni di euro di fondi a disposizione, mentre a inizio 2021 nascerà il Fondo Late Stage (100 milioni) che si impegnerà a far scalare le startup che hanno iniziato il proprio percorso di internazionalizzazione o che abbiano rilevanti prospettive di sviluppo in chiave industriale. Tutte le iniziative del nuovo FNI saranno costantemente rendicontate sul nuovo sito cdpventurecapital.it, che costituirà il punto di contatto (assieme a Linkedin) tra il pubblico e Cdp Venture Capital SGR.