Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore

Diritto a Innovare. Che cos’è? Quali scenari per le start-up?

Cambia il mondo dell’economia, cambiano i processi che lo trasformano e, di conseguenza, mutano diritti e doveri degli attori in campo.

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Il Ministro per l’Innovazione Paola Pisano, a pochi giorni dal suo insediamento alla Presidenza del Consiglio, ha posto l’accento sul “diritto a innovare”. In cosa consiste? Quale scenari potrebbe configurare? Il suddetto diritto modificherà l’articolo 26 del decreto legge 179 del 2012, meglio noto come decreto Crescita 2.0, varato dal ministro per lo Sviluppo economico del governo Monti, Corrado Passera, per incentivare le start-up.

L’obiettivo primario è senza dubbio quello di consentire ad aziende. start-up e società tech di testare i propri progetti di frontiera prima del lancio ufficiale, avviando un pilota sul campo: il tutto purché accettino di esser monitorate dalle autorità regolatorie competenti per la valutazione delle attività e secondo normative vigenti.

L’idea è quella di attuare una deroga a regole amministrative – talvolta cavillose – che impediscono lo sviluppo di un progetto tecnologico all’interno di un recinto ben delimitato di tempo e luogo. Le aziende, così, potranno candidare un pilota per test specifici, con scadenze definite e in luoghi delimitati, e saranno esonerate da norme amministrative che, sulla carta, ne impedirebbero lo sviluppo.

L’authority controllerà il progetto e, al termine del pilota, sarà tenuta a spedire a governo e parlamento le proprie osservazioni. Suggerendo se modificare le regole o, al contrario, se conservare lo status quo. Un’idea simile al sandbox per il settore fintech (come riportato da Wired.it ) il perimetro entro cui le aziende che innovano i servizi finanziari possono fare test, ma stavolta in orizzontale, aperto a progetti in tutti i campi.

Come funziona? 

  • In linea di massima accederanno alla deroga solamente le start- up innovative
  • Le startup dovranno dimostrare la validità dell’innovazione”, spiega il ministro. Se, per esempio, ha migliorato la qualità della vita dei cittadini o dell’ambiente.
  • Il “nulla osta” del dipartimento rende inattive le norme considerate di ostacolo, salvo alcune di particolare delicatezza. “Escludiamo quelle relative a salute, beni culturali, giustizia e ambiente”, precisa il ministro. Così come codice penale, leggi antimafia e trattati internazionali.

Tempistiche

Come si legge in un articolo di Wired, il dipartimento avrà 30 giorni per dare il via libera o lo stop al progetto e contestualmente indicherà quali norme possono essere disapplicate e per quanto. A quel punto la Presidenza del consiglio o al ministro delegato avranno 45 giorni per tracciare il perimetro protetto per i test.

Al termine del test la startup dovrà mettere nero su bianco una relazione con i risultati ottenuti e anche una proposta delle norme da modificare. Se per Palazzo Chigi il test avrà dato i suoi risultati, ci saranno novanta giorni per riscrivere le leggi sotto osservazione. L’obiettivo è di partire dal 2020, facendo assunzioni ad hoc nel dipartimento per analizzare i progetti e snellire i processi.