Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore

Come funziona in concreto il Fondo Nazionale Innovazione?

Per l’Italia potrebbe rappresentare il primo passo effettivo verso una “Smart Nation”; eppure, in pochi ancora oggi ne conoscono il funzionamento. Proviamo a fare sintesi in questo articolo.

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Il Fondo Nazionale per I’Innovazione, lanciato lo scorso 3 marzo, prende vita con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale con il decreto e si prepara a erogare un ingente flusso di capitali di rischio a favore di start-up, PMI e fondi di venture capital: ha, infatti, come obiettivo diretto lo sviluppo di nuovi investimenti mirati e – indiretto – la nascita di opportunità di lavoro e nuove professioni nei settori riguardanti startup e innovazione.

Che cos’è e come funziona? 

Il Fondo nazionale innovazione è, infatti, uno strumento finanziario – tecnicamente il Fondo è Invitalia Venture (fondo già esistente del Tesoro) con nuova governance e scopo più ampio, già attive dal momento in pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Il percorso per l’avvio del fondo si è concluso il 5 agosto, con la cessione da parte di Invitalia “di una partecipazione pari al 70% del capitale sociale detenuto nella società di gestione del risparmio Invitalia Ventures SGR”, spiega una nota ufficiale del Mise.

Inizialmente avrà una dotazione di circa 1 milardo di euro (stimato come garanzia dello Stato, di cui ora da decreto 310 milioni di euro) e sarà gestito da Cassa depositi e Prestiti. Il Fondo ha 310 milioni di euro ad oggi da decreto, più il 10 per cento dei dividendi delle società partecipate dal Mef a partire dal primo luglio 2019, di qui la stima di un miliardo di euro (più la quota di privati).

In che settore investe?

Gli interventi saranno estesi a tutto il territorio nazionale, con approccio di investimento che va dal seed capital al capitale per lo sviluppo. Un’attenzione specifica ci sarà per il trasferimento tecnologico e nei settori strategici per la crescita e competitività del Paese, come l’intelligenza artificiale, i nuovi materiali, lo spazio alla sanità, agritech e foodtech, la mobilità, il fintech, il made in Italy e design, l’industria sostenibile.

Come investe?

Investe come fondo di fondi in due modalità: o direttamente in startup/pmi innovative o in fondi di venture capital di società autorizzate da Banca di Italia.

Con la pubblicazione del decreto, infatti, sono state stabilite anche le modalità di utilizzo delle risorse stanziate con la delibera CIPE di approvazione della nuova versione del Piano operativo imprese e competitività, che ha stabilito altresì l’articolazione finanziaria delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020.

L’articolo 3 stabilisce, infatti, che il Mise può operare investendo:

  • in uno o più Fondi per il venture capital;
  • in uno o più organismi di investimento collettivo del risparmio che investono in Fondi per il venture capital, istituiti e gestiti dalla SGR o da altre società autorizzate da Banca d’Italia a prestare il servizio di gestione collettiva del risparmio.
  • I fondi gestiti dall’SGR investiranno in altri fondi di venture capital e in startup e Pmi innovative, con l’obiettivo di moltiplicare gli investimenti.
  • Le risorse del Fondo potranno essere investite a condizioni di mercato, in regime di esenzione oppure ricorrendo congiuntamente a entrambe le modalità.
  • Il Fondo invece anche con investitori privati indipendenti nella misura del 30%. Il decreto prevede un regime di esenzione. È stato stabilito un tetto qualora i Fondi per il venture capital operino a condizioni di mercato: sarà possibile investire una quota non superiore al 15% del valore degli attivi in Pmi emittenti azioni quotate e riportate nell’elenco pubblicato dalla Consob.Il decreto dà possibilità anche di fare finanza agevolata per un massimo di 15 milioni di euro per pmi (i privati partecipano al 10, 40 o 60 per cento).

 

In quali società può investire il FNI?

L’intento è quello di investire esclusivamente nel capitale di rischio di Pmi con elevato potenziale di sviluppo e innovative, non quotate in mercati regolamentati, che si trovano nella fase di sperimentazione (seed financing), di costituzione (start-up financing), di avvio dell’attività (early-stage financing) o di sviluppo del prodotto (expansion, scale up financing). Insomma tutta quella galassia in cui operano giovanissimi talenti, spesso in fase di sperimentazione, in cui non esiste ancora un prodotto e l’azione non è ancora strutturata, ma che hanno estremo bisogno di trovare qualche investitore disposto a finanziaria anche solo un’idea o un’innovazione.

Qual è l’impatto atteso dal FNI?

L’impatto atteso, nel concreto, è quello di una significativa crescita del PIL.

Naturalmente le previsioni di crescita del Paese sono legate al successo dell’iniziativa. Il Governo ci ha puntato molto, non solo da un punto di vista finanziario – la natura specifica dell’intervento può realmente aiutare il Paese a riprendere il cammino della crescita – ma anche perché fare dell’Italia una “smart nation” è ovviamente un obiettivo politico, civile e culturale.

Positivi i primi commenti degli operatori. “Con il decreto che dà il via formale al Fondo Nazionale Innovazione – commenta Angelo Coletta, Presidente di Italia Startup – si completa il quadro dei quattro provvedimenti attuativi più rilevanti, contenuti in legge di Bilancio, che riguardano gli investimenti in startup/pmi innovative: Fondo Nazionale Innovazione, sgravi fiscali al 40%, voucher relativo all’innovation manager e Società di Investimento Semplice. Come Associazione siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto, consapevoli di aver dato un contributo importante alla definizione del quadro normativo, ora completato. È un passo decisivo e concreto perché anche l’Italia diventi – grazie alle condizioni normative, finanziarie e industriali – una Smart Nation”.

Oggi l’insieme degli occupati in ambito startup e Pmi innovative è stimato in almeno 50.000 persone.

L’obiettivo del Governo è quello di raddoppiare o addirittura triplicare questo numero in tempi brevi. Numeri che troveranno riscontro nella realtà a patto che si riesca a intercettare quei giovani talenti e quella generazione di lavoro qualificato nel settore dell’innovazione, oggi costretta a trovare sbocchi all’estero, che potrebbe ritrovare anche nel nostro Paese quelle condizioni di opportunità che merita.

Con la speranza che il Paese, nei prossimi mesi, sia uscito dalle secche della stagnazione, vedremo quale sarà stato l’impatto del Fondo e il suo contributo alla crescita economica. Il Mise, infatti, su richiesta del Cipe, potrebbe essere chiamato a riferire annualmente sull’allocazione delle risorse in favore delle diverse iniziative e sull’attuazione degli interventi.

A conti fatti, tra un anno, si scoprirà se i piani e i progetti avranno funzionato e la bontà delle iniziative che il Fondo sarà riuscito a promuovere. E se si sarà imboccata, finalmente, la strada dello sviluppo giusto e sostenibile. L’unica percorribile per puntare sulle potenzialità di risveglio dell’Italia.

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Fondazione Social Venture GDA, in qualità di advisor e investitore, è impegnata nella promozione dell’impact investing in Italia, attraverso il supporto a iniziative, imprese sociali e start-up in grado di generare impatto sociale, ambientale e culturale. Se sei un imprenditore sociale o hai una start-up innovativa a vocazione sociale, scopri le opportunità di investimento della Fondazione!

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