Da quali attori si compone l’ecosistema dell’innovazione sociale? Quante sono le start-up? Che cosa emerge dalle Call for Impact di Get it?
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A fronte di una progressiva crescita dell’offerta di capitale paziente in Italia, va detto che storicamente il Bel Paese vanta un fiorente ecosistema imprenditoriale dal lato della domanda, con particolare riferimento al settore non profit, ma anche ai nuovi soggetti “ibridi” tra profit e non profit che emergono gradualmente e significativamente in seguito ai cambiamenti del contesto normativo. Si tratta, in particolare, di soggetti che risultano tipicamente investibili per i diversi fondi impact che seguono un approccio “impact first”, come quello adottato da Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore per supportare e promuovere l’ innovazione sociale in Italia.
Laddove, infatti, l’ innovazione sociale rappresenti il processo di individuazione di soluzioni d’avanguardia per erogare e produrre beni e servizi in grado di rispondere a bisogni sociali o ambientali, l’imprenditore sociale è colui che dotandosi di un’organizzazione imprenditoriale, economicamente sostenibile, risponde con il proprio modello di attività a tali sfide. Ciò avviene indipendentemente dalla natura giuridica, che può essere non profit (impresa sociale, cooperativa, associazione, etc.) oppure ibrida o profit (start-up innovative, società benefit).
Economia sociale: organizzazioni non profit
In seguito alla recente riforma del terzo settore (D.Lgs 117/2017), si considerano enti del terzo settore (“ETS”): le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, gli enti filantropici, le imprese sociali, incluse le cooperative sociali, le reti associative, le società di mutuo soccorso, le associazioni, riconosciute o non riconosciute, le fondazioni e gli altri enti di carattere privato costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità di interesse generale.
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Il settore non profit così definito è molto radicato nella storia italiana e conta oggi circa 350mila enti del terzo settore, 1,1 milioni di impiegati e 5,5 milioni di volontari: 1 italiano su 10 lavora nel non profit o svolge attività di volontariato, 1 su 5 guardando solo alla popolazione attiva come definita dall’ISTAT.
Nell’analisi dell’economia sociale, distinguiamo le cooperative e le imprese sociali, caratterizzate da un’attività di tipo imprenditoriale in senso stretto, dai restanti enti del terzo settore, il 28% dei quali svolge attività di produzione e vendita di beni o servizi, quindi un’commerciale che genera ricavi.
Cambiamenti normativi e nuovi soggetti ibridi
I recenti cambiamenti del contesto normativo italiano hanno permesso la nascita di nuovi soggetti ibridi, portatori di innovazione nel campo tecnologico, sociale e ambientale. Tali soggetti risultano particolarmente appetibili per coloro che investono con logiche di impact investing, in virtù della deducibilità dell’investimento rispetto all’IRES e detraibilità IRPEF, e non solo.
Le Startup innovative
È questo il caso delle startup innovative, riconosciute con il decreto crescita bis del 2012, che, al fine di agevolare la nascita di nuove attività imprenditoriali conferisce alcuni vantaggi (ad esempio organizzativi, fiscali, etc.) alle società iscritte al registro delle startup innovative. L’iscrizione prevede, ad esempio, che la società sia costituita da meno di 60 mesi, abbia un fatturato massimo di €5 milioni e commercializzi beni o servizi dal contenuto tecnologico e innovativo, oltre a essere in possesso di almeno uno dei seguenti requisiti: spese in ricerca e sviluppo uguali o superiori al 15% del valore maggiore tra costo e valore della produzione; impiego in percentuale maggiore o uguale a 1/3 della forza lavoro, di personale in possesso di dottorato di ricerca, oppure, in percentuale superiore a 2/3, di personale in possesso di laurea magistrale; essere titolare, depositaria o licenziataria di almeno un brevetto per un’invenzione di tipo industriale, biotecnologico, relativa a semiconduttori o nuove varietà di specie vegetali
Startup innovative a vocazione sociale e Società Benefit
Tra i soggetti ibridi rientrano anche le startup innovative a vocazione sociale (“SIAVS”) che operano negli stessi settori delle imprese sociali, definiti nel D.Lgs 112/2017, e includono finalità di interesse generale quali, a titolo di esempio, servizi alla persona, servizi assistenziali e sociosanitari, istruzione, ambiente, arte e cultura, etc. Le start-up innovative in Italia sono circa 10.000, di cui 210 a vocazione sociale, con un trend di crescita del 20% circa tra 2017 e 2018.
Con la legge di stabilità del 2016, è stato istituito nell’ordinamento italiano il modello delle Società Benefit, che sono identificate e iscritte nell’apposito registro delle Società Benefit. Sono definite come “organizzazioni che, nell’esercizio di una attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interesse”.
Per diventare una Società Benefit è necessario apportare alcune modifiche allo statuto, individuando “una o più finalità di beneficio comune” nello svolgimento delle proprie attività. La nuova forma giuridica delle Società Benefit, quindi, distinta rispetto al modello no profit, rende possibile il perseguimento sia di scopi reddituali sia sociali da parte della stessa società, incorporando nel modello di attività la propria missione sociale. Le Società Benefit sono attualmente 206, in crescita del 20% dal 2017.
Che ecosistema di imprenditoria sociale emerge dalle Call for Impact di Get it?
Get it!, programma di Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore in collaborazione con Cariplo Factory che supporta la nascita di nuovi business sociali offrendo un percorso di incubazione, accelerazione e mentorship della durata di 6 mesi, ha appena concluso la terza delle 5 call previste entro fine 2019, dedicata a idee e startup nell’ambito delle Smart Cities, Smart Mobility, Food & Environment.
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Considerando i risultati delle prime due call, rispettivamente sui temi welfare/salute e turismo sostenibile/valorizzazione del patrimonio culturale, Get it! ha fin qui raccolto complessivamente 339 candidature, di cui 2/3 provenienti da startup già costituite, 1/3 da idee promosse da team non ancora costituiti in forma societaria. Tutte le regioni d’Italia sono state rappresentate da almeno 1 team candidato, con una prevalenza del Nord (53% delle candidature) ma un’ottima rappresentanza proveniente dal Centro (20%) Sud e isole (24%).
In termini di natura giuridica emerge un quadro molto variegato, composto da enti del terzo settore (15% delle società costituite), profit e ibridi (85%). Tra questi, emergono soprattutto le startup innovative: 166 in totale (72% delle società costituite), di cui 56 a vocazione sociale (24% delle società costituite).
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